sabato, novembre 10, 2007

pensiero errante

oggi mentre camminavo, sola, fotografando nuvole dai colori onirici, pensavo che sono stanca di essere invidiosa. sono stanca della gelosia. sono stanca dell'invidia degli altri nei miei confronti. quello che è mio è mio, quello che è tuo è tuo. se io ho uno e tu hai due, è perchè le scelte che ho fatto mi hanno portato a questo. forse, quando io avrò due, tu avrai tre, oppure uno: poco importa, perchè sono stanca delle gare a chi possiede di più o a chi raggiunge il di più, più in fretta.
basta, game over.

3 commenti:

... ha detto...

mi sembra proprio un bel pensiero. a volte la stanchezza, come la paura, possono davvero essere preziose (come l'infelicità può essere preziosa, direbbe qualcuno, me compreso).
non c'entra molto col tuo pensiero, forse, ma quanto hai scritto mi fa tornare alla mente un amico, che anni fa mi disse: "sai, io sono stanco di andare incontro, di cambiare per andar bene, per andar meglio. soprattutto con le donne, o mi prendono così o preferisco restare da solo, non mi va più di cambiare".
tra le tante cose sentite e poi dimenticate, oppure modificate nei ricordi, io mi sono portato dietro questo. sin qui.
f

... ha detto...

è davvero una bella stanchezza la tua. ci sono gare in cui a volte ci mettiamo e che poi non hanno senso, semplicemente perché non giovano a nessuno, anzi separano le persone rendendole più sole. Ha ragione f: ci sono infelicità e dolori e paure e stanchezze che risultano preziosi.
Visto che ci siamo, come rituale, lascio anch'io qui una mia stanchezza:la stanchezza dell'avarizia che mi viene dal troppo misurare le risorse a disposizione.
Intanto la si percepisce e la si esprime. Poi magari liberarsi di una cosa che per tanto tempo ha fatto parte di noi può non essere banale. Ma si comincia da qui. ora
t.

... ha detto...

la consapevolezza è il primo passo verso il possibile cambiamento. sono portata a pensare che se una cosa fa parte di noi, è controproducente e "pericoloso" eliminarla completamente dalla nostra personalità. un mio collega mi ha fatto notare che la parola chiave non è cambiare, (che può portare in sè un senso di stravolgimento), ma modulare. penso che dovremmo abbandonare un po' il senso del dovere e concederci un po' di più un piacere leggittimo. A
PS: signor art director, non dovevano comparire nel sito gli addobbi natalizi o le zucche?