giovedì, marzo 27, 2008

CONFLITTI

I rapporti conflittuali sono i più difficili da gestire. Sono quelli che non vanno totalmente bene ma nemmeno totalmente male. Se fosse così, non ci sarebbero dubbi sulla cosa più giusta da fare. Il conflitto nasce quando le due scelte possibili hanno la stessa forza, anche se sono di segno opposto. Mi chiedo: ma bisogna stare molto male per decidere di non stare più male? A

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Non lo so.
Secondo me bisogna parlare e parlare e parlare. Perché questa è una delle più nobili facoltà umane.
E poi pensare, ascoltarsi e infine, ahimé, decidere.
Prendere poi le decisioni meditate non è per niente automatico, perché prima di decidere davvero bisogna essersi fatti, più cinicamente, i conti non dico in tasca ma "nel cuore", ovvero avere un'idea se si possa reggere o no la conseguenza dell'eventuale decisione.
Questo tutto in astratto, poi in pratica non so che tipo di conflitto tu stia vivendo.

Io invece "ho un problema con l'aggressività, non riesco a tirarla fuori. Ecco, io... io allevo un tumore. E' un mio problema..." citazione (a memoria e quindi sbagliata) di Woody Allen in Manatthan.

No, davvero, mi porto in tasca un sacchetto di vaffanculo che però non posso permettermi di dire per carenza di relazioni vere e significative.

Bello no?

T.

f ha detto...

io gli unici rapporti conflittuali ce li ho con me stesso. a volte li risolvo. ma solo per poco tempo.
f

forse anche io ho un sacchetto di vaffanculo in tasca

Anonimo ha detto...

grazie per le vostre riflessioni, sono sempre utili!
per quanto riguarda i vostri vaffanculo, avete provato con la tecnica della sedia vuota? immaginate che sulla sedia ci sia la persona a cui volete parlare, e le dite tutto quello che vi passa per la testa.
per quanto riguarda il mio conflitto, penso che è meglio stare soli piuttosto che con uno che non da e non suscita passione.
bye bye my friends, A

Anonimo ha detto...

Mai provato. A dire il vero mi sentirei un po' cretino. Ma se funziona!
Piuttosto vorrei provare a parlare di più.
Inoltre mi stamperò un po' di buoni per il vaffanculo, da porgere gentilmente quando l'occasione giusta si presenta.
Tipo ieri a mensa. Due si siedono al tavolo dove sto mangiando, ci si guarda, si augurano tra loro il buon appetito, io aggiungo il mio. Nessun ritorno, totale indifferenza. Prossima volta: "hai vinto un buono per un vaffanculo gratis!".
O meglio, potrei fare come quel genio di Tricarico: dico "stronze" a mezza voce e se protestano devono aver sentito anche il buon appetito, se fanno finta di non sentire se lo tengono.
Lo faccio lo faccio!

T.

... ha detto...

maturo sempre più l'idea che le persone sono disabituate alla cordialità e alla educazione. la stessa cosa vale per i complimenti: ci sentiamo imbarazzati sia a farli che a riceverli.
Per T: se riconosciamo il diritto di dire e pensare quello che ci pare, dobbiamo riconoscerlo anche agli altri. se nessuno ti risponde "grazie", è sicuramente maleducato, ma che te frega? il problema è loro, non tuo. a me lo stile tricarico sembra un po' passivo-aggressivo. e vi posso garantire che non funziona. meglio l'assertività. A

Anonimo ha detto...

Siamo sempre lì io e te...
Teoricamente il tuo discorso fila liscio come l'olio.
Ma io in quel momento penso "stronze" e se anche non "funziona" (rispetto a cosa poi? rispetto a un relazionarsi di cui in un colpo solo ho perso tutto l'interesse), potrei volerlo dire.
Anche perché i sassi in tasca crescono e alla fine si cammina male con le tasche piene.

Cito un amico che a volte è folgorante:
"non si caca mica per concimare i campi!".

T.