lunedì, dicembre 11, 2006

da un viaggio in una città innominata

La città scivola, scorre in sé stessa senza troppi attriti. C'è poco rumore, poca ruggine, pochi ruggiti. Si può stare tranquilli, si può stare sereni,avere sguardi limpidi, facce più distese, gote più morbide.
Passo tra gli antichi abitanti della piazza, qui da tempo immemorabile, con le radici piantate nel terreno e le braccia, brune e spoglie, tese verso il cielo grigio e piatto.
Così a Lindenhof: questi spiriti muti stendono quassù la loro pace. Qui, in mezzo a loro, su queste panchine, si può attendere con meraviglia, si può davvero essere la metà di un appuntamento e dimenticarsene.
Dentro il tempo di marmo gli anziani giocano a scacchi, su scacchiere giganti, e un capannello di non indifferenti si assiepa lì intorno e segue l'evolversi della situazione con attenzione muta.
Una folata di piccioni per poco non mi investe: voglio essere dove sono, da nessun'altra parte, per questo mi aggrappo alla zampina di uno di questi e mi faccio portare via.

terzilio

4 commenti:

... ha detto...

La città non l'ho nominata sennò rovinavo tutto: c'è stato chi me la stracciò comparandola con Arezzo. forse f ricorda ;)

... ha detto...

ma che siete grulli!
l'altro giorno ringraziandoti per avere inserito lodoli volevo aggiungere "ma anche tu sei lodoli". ora questa è una cosa che secondo me non basta più.
è qualcosa di stupendo...
non è importante il nome della città - che del resto non mi ricordo - questa è una cosa che nessuno può stracciare.
grazie.
f.

... ha detto...

a onor del vero - perché lo so che è quella l'espressione che ti ha colpito - "la metà di un appuntamento" l'ho rubata spudoratamente al solito lodoli. gli chiedo scusa e aggiungo le ovute virgolette.
ora mi sento meglio.

terzilio

... ha detto...

la verità vera è che all'inizio ho pensato che si trattasse di un refuso, io credevo "nella meta di un appuntamento" poi rileggendo ho accolto e apprezzato anche "la metà di un appuntamento". tuttavia, questo è per dirti che non è quello che mi ha colpito di più.
ma è stato il clima e la descrizione dei dettagli nella città che appare come una creatura.
ma soprattutto quello che mi ha colpito e mi ha fatto gridare al "ma che siete grulli" è stato il finale.
"Una folata di piccioni per poco non mi investe: voglio essere dove sono, da nessun'altra parte, per questo mi aggrappo alla zampina di uno di questi e mi faccio portare via."

ci ho pensato tutto il giorno. all'inizio ho pensato alla crepa tra il desiderio di essere dove si è e poi il volare via aggrappato alla zampina di un piccione.

ma è una crepa per me stupenda, in cui mi ritrovo benissimo.

e poi ho ripensato tutto il giorno al mistero del piccolo principe. a questo
"Io credo che egli approfittò, per venirsene via, di una migrazione di uccelli selvatici."

e tutti questi misteri mi hanno affascinato.

f