domenica, marzo 11, 2007

schizofrenia

Ieri tirava vento: uno sbattere di porte da qualche altro appartamento e di oggetti contro le ringhiere delle terrazze, lo sventolare dei pendoni delle tende da sole, lo sfrigolare delle stecche metalliche delle veneziane, le chiome degli alberi sconvolte di là dal varco tra i due palazzi.

Ieri ho capito da dove viene una fetta della mia rabbia. Viene da quello che ho mangiato senza averlo digerito. Viene dalle parole che ho sentito ed ho bevuto sulla fiducia, perché sapevo che chi le diceva era stato disposto a pagare sulla propria pelle per la sua coerenza, era stato capace di scelte difficili, o semplicemente perché l'avevo visto da vicino (più da vicino di altri che ripetono la cantilena del pensiero comune) avevo avuto modo di scambiarci due parole, di stringergli la mano e in un modo o nell'altro aveva guadagnato la mia stima.

Ieri tirava vento: io mi sentivo al sicuro nel mio cubo incastrato tra i cubi, guardando fuori dalla finestra.

Quelle parole io ce l'ho nella mia mente, ci sono da qualche parte - sono parole che ti cambiano lo sguardo, che ti rendono separato da chi continua a vedere come io stesso vedevo fino a poco fa - ma non le so rintracciare, non le so ridire.
E allora... vedo le stesse cose di tutti, ma ho altre chiavi sepolte chissà dove e le leggo in modo diverso, che ora mi sembra l'unico possibile.

Ieri tirava vento: una ventata d'improvviso ha spalancato tutte le finestre e sparso tutte le carte in giro per la stanza.

Ma io sono minoranza, faccio parte di una minoranza che incrocio di tanto in tanto dietro gli angoli delle vie o ad appuntamenti poco frequentati. E la minoranza ha l'onere della prova, mentre la maggioranza non deve provare nulla, quello che la maggioranza vede è ovvio perché lo vede la maggioranza. La maggioranza è la televisione, qualche volta, se va un po' meglio, sono i giornali. La maggioranza non si fa domande, perché ha altri pensieri (com'è possibile! chissà perché). Quello che il nuovo sguardo vede è urgente, ma non lo so comunicare. Quello che il nuovo sguardo vede è lampante, ma non lo so provare.

Ieri tirava vento: ho alzato il bavero e sono uscito. che poi, per quanto possa soffiare, ormai non mi spettina più.

t

3 commenti:

... ha detto...

Colpa sua (anche). Di Luttazzi, che l'altra sera mi ha sconvolto con un fiume di parole. E' arrivato da solo, senza staff alcuno, solo con la sua valigetta a mano. E' entrato dall'entrata del pubblico. Niente scenografia, solo una raffica di parole fitte fitte che si calpestavano fra loro.
Dapprima era solo comico ed ha picchiato parecchio sul tasto del sesso e dei rapporti uomo-donna, senza sconti political correct in occasione della festa della donna. Poi ha indossato i suoi panni da satiro e non ha risparmiato nessuno.
Io ho applaudito, dentro di me ho sottoscritto, mi sono entusiasmato, quasi commosso. Il giorno dopo non sapevo ridire nulla di quello che avevo sentito. Nulla se non questa (si potrà essere blasfemi?):
"Quando entro in chiesa, l'unica cosa che riesco a pensare è: Gesù ha degli addominali perfetti!"

t

... ha detto...

sottoscrivo in pieno su luttazzi, un po' meno sul discorso delle minoranze. forse le minoranze continueranno a percepirsi tali fino a che penseranno di dover dare l'onere della prova. una volta lessi da qualche parte (forse in "anche le formiche nel loro piccolo si incazzano"): "la torre di Pisa: e se avesse ragione lei?"
a parte tutto, Luttazzi ti fa bene, complimenti per il post. A

... ha detto...

mentre leggevo pensavo, questo è un discorso politico. politicon in senso buono. che parte da uno e va verso gli altri, e vorrebbe migliorare le condizioni dell'uno e degli altri.
questo perché sabato ho assistito ad un dibattito i giovani e la politica. presenti grandi uomini, grande donne, grandi giovani.
per tornare a quello che volevo dire. mi viene in mente che è sempre bene che ci sia una minoranza. certo è più doloroso stare nella minoranza. si dorme di meno nella minoranza. ma forse si è anche un po' più consapevoli. che bella la tua passeggita nel vento.
grazie.
f.