giovedì, gennaio 04, 2007

nel mio lavoro di assistente alla poltrona non ho potuto fare a meno di osservare come il dolore sia una costante tanto delle ore nella sala di attesa quanto dei minuti nella saletta odontoiatrica. una volta credevo di essere immune da questo dolore mentre oggi sempre più spesso mi accorgo di avere innegabili affinità con le persone che incontro negli spazi neutri e sobriamente illuminati dello studio. nel breve tempo che siamo a contatto a volte mi capita di confondere il loro dolore con il mio.
questo deve essere perché nessuno di noi dopotutto può assicurare agli altri e assicurare a se stesso di avere dentini perfettamente sani, saldi e asintomatici. o comunque nessuno potrebbe riuscirci per tutto il tempo di una carriera di assistente alla poltrona.
f

2 commenti:

... ha detto...

è una metafora bellissima. tecnicamente perfetta, cioè così vera che a prima vista non ci sono obiezioni. però, se ci pensi bene, ognuno ha il suo mestiere e dovrebbe sapere come farlo.sicuramente anche i dentisti o gli assistenti possono avere denti sintomatici e possono partecipare al dolore dei loro pazienti, ma se ne sono troppo partecipi, rischiano di smettere di usare il trapano al primo lamento di fastidio del paziente. a volte i dentini fanno male perchè sono profondamente cariati, allora serve l'intervento del dentista. altre volte fanno male perchè sono solo un po' sensibili al freddo, e un colluttorio può bastare.A
ps: la parola dentini è a dir poco commovente. grazie

... ha detto...

"ma se ne sono troppo partecipi, rischiano di smettere di usare il trapano al primo lamento di fastidio del paziente"

condivido pienamente questo, anche se è una cosa a cui non avevo pensato del tutto. vorrei aggiungere che allora chi opera nello studio deve farsi forte e fare capire, e capirlo lui per primo, che dopo si starà meglio, che si può stare meglio.
anche se le cose a momenti sembrano peggiorare.
grazie.
f